11 luglio 2005

Città d'argento

400 olandesi (Dutchbat), vengono messi dall'ONU a difendere una città bosniaca, secondo il commissario Akashi bastano.

Arriva l'esercito serbo, gli olandesi non sono sufficienti, ma i serbi non vogliono ancora provocare l'ONU, e rimangono alla larga da Srebrenica, che era stata dichiarata intoccabile.

Occupano alcune postazioni olandesi, sequestrano alcuni soldati, ricattano.

Il comando dell'ONU concede l'appoggio aereo, dopo cinque richieste andate a vuoto, ed è quello che i serbi vogliono, con gli ostaggi olandesi in mano promettono di farli fuori se l'attacco aereo continuasse.
L'esercito di Mladic non può difendersi da un attacco aereo, cosa che avrebbe risolto la guerra di Bosnia in cinque minuti, volendolo.

Mladic prende il controllo della città nel pomeriggio dell'11 luglio, chiede, e ottiene di poter dividere gli uomini tra i 12 e i 77 anni dalle donne e dai bambini, per poterli interrogare su "crimini di guerra".
Qualcuno dei musulmani ha capito come andrà a finire, e tenta la fuga a piedi verso Tuzla, ancora al sicuro.
L'esercito serbo cannoneggia le montagne verso nord, pochi di quelli partiti arriveranno a Tuzla.

Gli olandesi, ormai a disposizione dei serbi, caricano i pullman di donne e bambini che vengono sfollati, ma allo stesso tempo consegnano 5000 uomini che si sono rifugiati nel quartier generale ONU.

Gli accordi di Dayton hanno fatto finire Srebrenica nella zona serba.

I musulmani erano il 70% della popolazione, oggi il 10%.

Il generale Mladic, ricercato dal tribunale dell'Aia, è ancora latitante.

Tra il 12 e il 16 luglio, l'esercito serbo ucciderà 8000 musulmani bosniaci.

A tutt'oggi, circa 800 sono stati identificati.

(Dedicato a chi, all'epoca dell'intervento americano, inneggiava per le strade di Roma al "compagno Milosevic").

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