29 dicembre 2006

Ondate migratorie da Est nel territorio di Burinia

Qui una volta era tutta campagna, ed erano tutti abbruzzesi e marchisciani (provenienti da Abruzzo e Marche).
Siccome pare che la regola che chi viene da fuori non possa entrare in città valga ancora, si fermavano qui.
Ma la regione non rende l'idea, venivano quasi tutti da due paesi, Isola del Gran Sasso d'Italia (Teramo) e Fiastra (Macerata), e si erano allegramente mischiati alla classe media romana che invece fuggiva dalla città.
Nel giro di poco tempo i bambini erano già del tutto romanizzati, rimanevano solo i loro nonni a parlare dialetti per noi comici e misteriosi (in Abruzzo ogni paese ha un dialetto mutuamente incomprensibile con quello dei paesi vicini).

Poi finì il comunismo.

Non che fosse proprio finito, ma all'epoca sembrava intelligente mettere una data sulla lapide del comunismo.
Quindi ci dissero che finì, e i primi ad arrivare furono i polacchi.
Non li notammo, perché erano silenziosi, quasi timidi, ma soprattutto perché notammo le polacche.
Perché non avevamo mai visto altro che le nostre gnappette mediterrannee, che all'epoca non sapevamo fossero gnappette, e di punto in bianco comparvero queste stangone. Bionde.
E si disse che qualcuno aveva sedotto qualche polacca, e ne valeva la pena, anche se avevano nomi di dodici consonanti e una vocale.

Poi finì la Jugoslavia.

Non eravamo sicuri che ci fosse mai stata, 'sta Jugoslavia, perché spuntarono fuori croati, serbi, sloveni che secondo mio padre dovevano essere armati fino ai denti.
E insomma uscirono fuori popoli e sottopopoli che non si erano mai sentiti.
Qui arrivarono gli albanesi di Macedonia, o macedoni albanesi.
E voi direte che sono albanesi e basta, e invece no, perché gli albanesi sono due, i gheghi e i toschi.
In Albania sono quasi tutti toschi, in Kosovo e Macedonia sono quasi tutti gheghi.
E ovviamente si prendono per il culo l'un l'altro, e il vicino ghego della nostra sala Quake ci teneva a ribadire che "quelli sono albanesi di Albania".

Poi finì qualcos'altro.

Non so bene cosa, e magari non è neanche finito, ma adesso vanno per la maggiore i romeni.
Che non sarebbero slavi, però per dire sì dicono da, e come gli slavi sono silenziosi, ma parlano meglio in italiano, e quella che fa le pulizie dal mio vicino sta sempre al cellulare e ha le meche rosse.

Per farla breve, il mio macellaio ha messo un bancone apposta per i romeni, con le loro specialità.
Tra queste, i mici, che non sono gatti fritti, ma una via di mezzo tra polpette e salsicce, fatte di varie carni, e con il bicarbonato.
Me le portava un mio amico che lavorava in Romania.
Si fanno alla griglia, una forchettata un po' di sale e gnam.
Dovreste provare.

4 commenti:

  1. Io sapevo un sacco di paralocce in rumeno, me l'aveva insegnate la coinquilina di mio zio - perché una volta mi aveva sgridato in quanto avevo detto "porcaputtana" davanti alla Nonna. Lei me ne insegnò in rumeno così la nonna non capiva e nessuno ci rimaneva male.

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  2. non è bicarbonato.. ma ammoniaca alimentare. boni però.. mi ricordo un mondiale di calcio, a casa di quel nostro amico, a vedere la partita del Camerun e ad abbuffarci di mitch. altri tempi :)

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  3. I recipe che ho trovato in giro dicono bicarbonato.

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  4. Temo che i "mici" siano la versione rumena dei "cevapcici" Jugoslavi...:)

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