31 luglio 2008

Quelle impercettibili differenze tra Bonanni e il genere umano

Blogger di sinistr democratico:

"mi chiedo come sarà possibile riassorbire quelle migliaia di esuberi, e quali saranno le conseguenze sulle famiglie; quale sarà il valore di un'azienda che nasce solo grazie all'oro alla patria a un prestito di stato senza speranza di competere con i veri colossi del trasporto aereo"

Lavoratore che torna a casa alle 8 e si deve sbrigare perché deve andare a vedere The Dark Knight:

"mo pijatevela 'n der culo"

30 luglio 2008

Be geeky: er nochia

Qualche giorno fa stavo provando il test di compatibilità del W3C per browser mobili, una paginetta che contiene delle prove da effettuare per vedere se il telefonino che avete si comporta in modo corretto con CSS, GZIP, XMLHttpRequest, PNG, cookies, DOM, SVG e altre tecnologie assortite che servono quando navigate (anche se magari non le avete mai sentite nominare).

La pagina ha una serie di quadratini che diventano verdi se il test è passato, e all'inizio, sopra i quadratini, vi dice quale browser state usando per navigare.
Con il Nokia N73, usando il suo browser, non Opera Mini o altro, mi restituisce questo curioso User-Agent:

Mozilla/5.0 (SymbianOS/9.1; U; en-us)
AppleWebKit/413 (KHTML, like Gecko) Safari/413
UP.Link/6.3.0.0.0


Ho provato pure a vederci il mio blog, e su LLOOGG compare la stessa cosa.

Safari? Qualcuno ha un'idea del perché accada ciò?

29 luglio 2008

Be twitty: nightmare

Sono con una, ci baciamo, e nel vortice della passione lei mi mette una mano in tasca e mi frega il blocchetto dei buoni pasto.

28 luglio 2008

E poi dicono di Tavaroli, poverino

Tra le principali occupazioni della bloggheria italiana c'è quella di rilanciare le notizie prese su Corriere o Repubblica, e già ci sarebbe da discutere sulla scelta, aggiungendoci un po' di talmud.

Anzi, diciamo che è proprio l'occupazione principale; si becca una bella notiziona di quelle che "spaccano" e giù con il commento critico, ironico, esultante, a seconda dei gusti, corredato da prezioso (per loro) link.

Per prenderne una fresca, "un medico obiettore ha rifiutato il proprio aiuto a una donna sottoposta ad aborto terapeutico".
Teribbile, e i diritti, e la donna, e la religione, e la libertà di scelta, e la 194, e gli obiettori (che comunque hanno rotto il cazzo, questo si può dire).

Solo che, svolta la pontificata, non si sa più niente.
Che gli hanno fatto a questo anestesista? L'hanno impalato? Licenziato? Un mese senza stipendio? Un indennizzo ma nessuna reintegrazione?

Siccome Portmeirion è un impiccione, vi porta dove gli altri blog non vanno, a cercare come è andata a finire.
Com'è andata?
All'anestesista non gli hanno fatto nulla.

24 luglio 2008

Be twitty: la quarta settimana?

A zappare per spot, sembrerebbe che il problema principale degli italiani sia quello di cacare.

Per stavolta meglio un'immagine

Michael Stipe a Verona
La prima volta è stata del remoto 1995, e in tredici anni pare essere cambiato poco e niente.
Drive dal vivo continua venire male, Let Me In continua a venire bene malgrado i tentativi di rovinarla.
E Nightswimming è forse l'unica canzone che ha il potere di farmi piangere.

Dall'immagine potete capire facilmente perché i R.E.M. sono i R.E.M., mentre gli Editors sono soltanto gli Editors.

(la foto è del concerto di Verona e l'ha fatta Michy, io ero a Perugia e nel caso in questione l'ho sgraffignata dal suo Facebook)

22 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (15)

Basilica di San Giovanni in Laterano
Vi aspettavate San Pietro, vero? E invece no, perché la "parrocchia" di Roma è questa, San Giovanni in Laterano, anzi, Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano.
Un nome poderoso per quella che è la prima basilica cattolica della storia, sede del papato per circa mille anni, prima essere trasferito a San Pietro.
Ma il papa qui è comunque il vescovo di Roma, e una delle prime cose che fa è prenderne possesso subito dopo l'elezione, così come qui viene annunciata ufficialmente la morte del pontefice.
Insieme a Santa Maria Maggiore e a San Paolo fuori le mura è extraterritoriale, cioè dentro non siete in Italia, ma nel territorio della Santa Sede.

Costruita intorno al 310, distrutta, ricostruita e modificata innumerevoli volte, la basilica che si vede oggi è il risultato della sistemazione di Borromini e Galilei.
Molti nomi illustri tra quelli che ci hanno lavorato, anche al battistero e al chiostro che fanno parte del suo complesso, ma S. Giovanni è più popolare, non ha il roster di Santa Maria Maggiore o San Pietro.

La piazza di fronte si chiama piazza di Porta San Giovanni, benché ci si confonda spesso.
La vera piazza San Giovanni è sulla destra rispetto alla foto, davanti al palazzo del Vicariato, quello dove si andava a divorziare prima della legge Fortuna.
Piazza che si permette di usare come spartitraffico l'obelisco più alto di Roma, un coso che ha tipo 3500 anni, costruito in Egitto quando sulle rive del Tevere c'erano solo le pecore.

Di recente qualcuno ha trovato da ridire sul passaggio del corteo del Gay Pride davanti alla basilica, obiettando che in genere viene usata per "altre" cose.
In effetti è vero, viene usata per il concerto del primo maggio, e per i romani come mia madre è il luogo dei comizi di Togliatti, mentre di "altri" usi si è persa la memoria da secoli.
L'autore dell'affermazione era l'onorevole Giovanardi, il famoso attore comico, quindi fate voi.

Il giro finisce qui.
Ci sono altri luoghi di fede a Roma, e altri ne verranno con l'aumentare del numero e della diversità degli immigrati.
Qualche volta valeva la pena fare una foto, qualche volta c'era soltanto il portone di un condominio, una volta mi hanno chiesto di non fotografare.

Non si può concludere senza spiegare l'origine del giro delle sette chiese.
A partire dal primo giubileo nel 1300, i pellegrini che venivano a Roma facevano un tour che comprendeva le basiliche papali, San Pietro, Santa Maria Maggiore, San Giovanni e San Paolo
A queste venivano aggiunte San Lorenzo, che dà il nome al quartiere e che è una basilica papale un po' particolare, e due basiliche elite, Santa Croce in Gerusalemme, con le reliquie della croce portate da Sant'Elena, la madre dell'imperatore Costantino, e San Sebastiano.

San Filippo Neri, il più noto dei patroni di Roma, aveva rivitalizzato questo giro togliendogli una certa solennità, e trasformandolo invece in un'allegra scampagnata.
Nel dialetto romano il termine è diventato sinonimo del dover andare da un capo all'altro della città.
Per dirla con un esempio, mettiamo che uno si trovi a dover portare il bambino a scuola e la macchina a fare il tagliando, e poi a dover passare in banca e all'ufficio postale.
Incontrando un suo amico, il dialogo potrebbe avvenire così:
"ao, ma 'n do' vai de corsa?"
"lascia perde, sto a fa' er giro de 'e sette chiese"

21 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (14)

Sinagoga a Roma
Gli ebrei sono a Roma da un sacco di tempo, talmente tanto che non si sa neanche bene, ma sicuramente Giulio Cesare li conosceva.
Un bel po' ne arrivò quando Tito, che non era ancora imperatore, represse alla maniera dei Romani la loro rivolta; in pratica emigrarono nella città che aveva appena raso al suolo (letteralmente) il loro paese, ad ammirare l'arco che celebrava la distruzione del loro tempio.

Non è strano che una così lunga presenza abbia influito in modo determinante sulla cultura della città, perfino nei modi di dire (uno per tutti: "regge er moccolo"), ma il contributo più importante degli ebrei a Roma, quello che avrebbe cambiato per sempre la storia della capitale, è indubbiamente il carciofo fritto.

La sinagoga, o Tempio Maggiore, è stata costruita nel 1904 su progetto di Osvaldo Armanni e Vincenzo Costa.
Occupa un pezzo di quello che fu il ghetto, il quartiere murato dove il simpaticissimo papa Pio IV Carafa decise di rinchiudere gli ebrei perché il loro gironzolare per l'Urbe era "assurdo e sconveniente".
(Sì, è il padrone di Q, quel libro rispunta sempre fuori).

Come tutto quello che ha a che fare con lo stato di Israele, che sia la filiale della El Al o l'ospedale israelitico, la sinagoga è perennemente presidiata dalle forze dell'ordine.
Un po' perché sono pigro, un po' perché quando la aprono durante la notte bianca la fila arriva a Testaccio, alla fine non ci ho mai messo piede.

18 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (13)

Moschea a Roma
Ormai stabilmente la seconda religione d'Italia, quella islamica ha da qualche anno una super moschea, pur non avendone strettamente necessità, dato che volendo possono pregare dove capita.
Per costruirla ci sono voluti trent'anni, solo dieci meno di San Pietro, tanto per non essere troppo da meno, ed è stata progettata da Paolo Portoghesi.

Il complesso della moschea, che comprende anche il centro culturale islamico di Roma, è immenso, e si trova in una zona molto tranquilla ai piedi della collina dei Parioli.
Si anima soltanto il venerdì e chiaramente alla festa di Id al-Fitr (عيد الفطر), cioè la fine del Ramadan, dove volendo si mangia un po' di tutto in allegria.

Il giorno della sua inaugurazione una certa Irene Pivetti, sorella della più nota attrice, ha ritenuto opportuno pregare per il destino di Roma, la cui immagine, secondo lei, veniva svilita dalla presenza di un luogo di culto islamico.
Per fortuna ce la caviamo abbastanza bene da una trentina di secoli anche senza le messe di riparazione, e anzi, visto che una nota città del nord di recente ha avuto qualche problema con musulmani preganti, mi permetto di osservare che le moschee, ma anche gli aeroporti, se vengono progettati bene poi funzionano.

17 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (12)

Chiesa Valdese a Roma
I valdesi erano, in un certo senso, già protestanti quattro secoli prima che il termine fosse inventato.
All'inizio seguaci di un mercante di Lione che aveva dato via tutte le sue ricchezze, sono confluiti nel '500 nella riforma protestante.
Cacciati e perseguitati praticamente sempre, sono riusciti a sopravvivere principalmente in Piemonte, dove oggi vive la metà della comunità italiana.

La chiesa valdese di piazza Cavour non è l'unica di Roma, ma sicuramente quella che conoscono tutti, anche per via delle sue vetrate.
È stata progettata da Bonci e inaugurata nel 1914, e fa parte di un complesso più vasto che comprende anche una biblioteca.
I valdesi sono forse la prima confessione non cattolica ad aver avuto riconoscimento ufficiale, addirittura nel 1848, e partecipano alla ripartizione dell'otto per mille insieme ai metodisti.

Chi è arrivato fino a qua avrà notato che quasi tutti i templi non cattolici di Roma
sono stati costruiti nei primi anni del secolo scorso.
Pur considerando i Savoia tra le peggiori famiglie regnanti d'Europa, sul piano della tolleranza delle minoranze religiose erano probabilmente migliori di altre più titolate dinastie, anche se i valdesi ogni tanto li hanno cacciati via pure loro.

(sì, lo so che la foto fa schifo)

16 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (11)

Chiesa Luterana a Roma
Era un poco noto frate agostiniano quello che nel 1517 decise di attaccare 95 foglietti alla porta della chiesa di Ognissanti di Wittemberg, e nel caso foste turisti religiosi la chiesa non è quella in piazza, ma quella del castello dell'Elettore di Sassonia.
A Roma sarebbe stata una delle tante pasquinate, ma siccome i tedeschi prendono le cose più sul serio, da quel giorno il mondo non è stato più lo stesso.

La religione luterana è di stato in Norvegia, Danimarca, Islanda e Finlandia, e fino a pochi anni fa anche in Svezia, oltre a essere la religione più praticata in vari stati del nord Europa, specialmente in Germania.
A Roma saranno probabilmente quattro gatti, ma una tale potenza non può passare senza tracce, e così ecco questa squadrata chiesona in quel di via Sicilia, costruita dopo la prima guerra mondiale dalla comunità protestante tedesca di Roma, che già era presente dall'800.

La chiesa luterana è una delle confessioni riconosciute dallo stato italiano, e partecipa alla ripartizione dell'otto per mille.
La messa è in italiano e tedesco, l'ambasciata tedesca è lì vicino, a via Po.

15 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (10)

All Saints - Chiesa Anglicana a Roma
Tempo fa chiedevo a una vecchia amica (perché la conosco da tanto, in realtà è esageratamente giovane) se ancora oggi viene raccontata a scuola la favola che Enrico VIII avrebbe causato lo scisma anglicano perché voleva divorziare dalla prima moglie Caterina.
Pare che nessuno ancora voglia spiegare l'intreccio dinastico che rendeva politicamente utile il divorzio, e anche se così non fosse, basterebbe documentarsi sull'esuberanza virile dei maschi della famiglia Tudor per capire che del sacramento del matrimonio al buon Enrico non gliene sarebbe potuto fregare di meno, in tutti i sensi.

È curioso notare che la confessione protestante che differisce meno da quella cattolica abbia poi causato, nello scontro religioso, un paio di sanguinose guerre civili, un regicidio e addirittura l'unica interruzione della millenaria monarchia britannica.
Politica e religione sono una coppia di vigliacchi, di quelli che non trovano il coraggio di dirsi che è finita, che è ora di lasciarsi e smettere di farsi del male l'un l'altra.

La chiesa di All Saints è la parrocchia anglicana di Roma, costruita a fine '800 e in seguito dotata di campanile in romanissimo travertino.
Se invece foste interessati alla versione yankee degli anglicani, che si chiama chiesa episcopale, dovete andare alla neogotica San Paolo dentro le Mura a via Nazionale, quella dove hanno fatto anche le primarie dei Democrats Abroad.
Noterete che la foto fa ancor più schifo delle altre, ma in questo caso non è colpa mia, è via del Babuino che è troppo stretta.

13 luglio 2008

"Ridi, cialtrone"

Qualche anno fa, il successo di Björk tolse il coperchio di una scena musicale che al mondo era pressoché sconosciuta, quella islandese.
Sembra che in Islanda non esista un artista che non sia in qualche modo alternativo, tutto si muove tra sperimentazioni post rock e elettroniche, magari esistono pure là i cantanti pop, ma non ne abbiamo notizia.

Oggi la miglior proposta dell'isola di ghiaccio sono i Sigur Rós, nati nel 1994 e forniti di nome dall'allora neonata sorella del cantante Jón Þór Birgisson, detto Jónsi, divenuti noti al mondo con la colonna sonora del film Vanilla Sky.
Il nome, è storia nota, vuol dire "rosa della vittoria", e per quanto possa sembrare una stravaganza da sessantottini è invece un (meraviglioso) nome femminile piuttosto comune in Islanda.
Meno comune il fatto che la piccola abbia 19 anni di meno di Jónsi.

Sembra che il giardino di Boboli si presti piuttosto bene, nessuna perquisizione e ci sono pure i bambini; non è un'arena naturale, ma non ci sono mai stato e così è una buona occasione per vedere qualcosa.
Una graziosa bionda con un leggero handicap (il fidanzato) mi fa notare che avrei potuto vedermeli a Roma la sera dopo.
È vero, ma non so resistere al fascino della trasferta rock, alla passeggiata dalla stazione al luogo del concerto, anche se la trasferta è un'ora e mezza di Eurostar, e la passeggiata obbligatoria dato che la mia religione mi vieta di guidare per Firenze.

Introduce Helgi Jonsson, un simpatico tizio con la sola chitarra e una gran voce, che è anche uno dei trombonisti dei Sigur Rós.
La cosa mi fa scoprire che, oltre alle solite Amiina agli archi, ci saranno anche i fiati, e probabilmente un bel po' di gente sul palco.

Poi i nostri islandesi, che sono diversi da quello che ci si aspetta, apparentemente naïf ma poi freddi e implacabili in azione.
La voce impossibile di Jónsi, che a quanto pare non soffre mai di cali, la sua chitarra suonata con l'archetto da violoncello, il batterista con una corona in testa, le Amiina e i fiati vestiti di bianco che entrano come una banda.

La scenografia è piuttosto semplice, e spesso i musicisti si scambiano posti e strumenti.
Un problema tecnico crea qualche danno all'esecuzione di Sæglópur, una delle mie preferite, mentre il nuovo singolo Gobbledigook, che suona abbastanza pop, dal vivo diventa un incredibile pezzo corale che fa alzare tutti e finisce con lancio di coriandoli à la Flaming Lips.
Niente Viðrar Vel Til Loftárása, ma c'è di che rifarsi con il bis che è un'imperiale Popplagið.

Nota finale per noi tre, che cambiamo città per vedere concerti, che compriamo i biglietti l'anno prima, che arriviamo quando i cancelli sono ancora chiusi, che non compriamo mai magliette tarocche, che ci chiediamo perché ancora non è arrivato nessuno, che compriamo il panino invece di portarcelo da casa solo perché adesso abbiamo qualche lira.
Noi ci siamo conosciuti pochi anni fa, ma da allora sembra una vita.

(il titolo del post è preso ovviamante dalla nota Vesti la Giubba, dall'opera Cialtroni, di Ruggero Leoncavallo)

11 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (9)

Chiesa di San Toedoro Megalomartire il Tirone - Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli a Roma
Il termine ortodosso indica quei cristiani che si sono divisi nel 1054 sulla solita complicatissima questione teologica che poi ne mascherava, tanto per cambiare, una politica.
Non è che però con questo termine si possa avere un'idea chiarissima, perché il cristianesimo ortodosso non è monolitico, ma diviso in varie chiese autocefale, cioè che fanno 'n po' come je pare.
Le chiese autocefale, dette anche patriarcati, sono a base approssimativamente nazionale, ma con la fine di Unione Sovietica e Jugoslavia la questione su cosa sia una nazione si è un tantino complicata.

Esistono quindi una quindicina di chiese ortodosse ufficiali, varie nuove chiese non riconosciute dalle altre, scimastici, vecchi credenti, eccetera, in un simpatico guazzabuglio da cui dovevo venire fuori in qualche modo.
Ho scelto quella che rappresenta il patriarcato di Costantinopoli, tra i vari patriarcati quello più vecchio e rispettato, anche se oggi nel suo territorio di cristiani ne sono rimasti pochini.

La chiesa si chiama San Teodoro Megalomartire il Tirone, e con un nome del genere non potevo lasciarmela scappare.
Si trova alle pendici del Palatino, nella zona dove si erano piazzati i dignitari bizantini, e risale al VI secolo.
Questa chiesa ha ospitato la lupa capitolina, forse il più noto simbolo di Roma, fin quando il papa Sisto IV la donò alla città.
Fuori garrisce l'aquila bicipite dell'Impero Bizantino, e se siete stati in Grecia nel periodo di ferragosto, probabilmente avrete visto un bel po' di queste bandiere.

10 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (8)

San Gioacchino e Sant'Anna ai Monti  - Chiesa Tewahedo (ተዋሕዶ) a Roma
Uno degli sport preferiti dai cristiani sin dall'inizio è stato quello quello di fare concilî, grosse riunioni di prelati per discutere cosa è eretico e cosa non lo è.
Altro sport assai praticato è quello di andarsene dal concilio sbattendo la porta, dicendo che è tutto sbagliato ed è tutto da rifare.

Alcuni cristiani se ne sono andati tantissimo tempo fa perché non erano d'accordo sul fatto che il figlio di Dio fosse sia dio che uomo, e sostenendo che fosse soltanto un dio.
Quelli che se ne intendono li chiamano monofisiti, e tra questi c'è la chiesa etiope.

Fino a pochi anni fa la chiesa etiope era tutt'uno con quella egiziana, che si chiama copta, ma dopo la seconda guerra mondiale è diventata autocefala, e si è data il nome di Tewahedo (ተዋሕዶ), una parola che vuol dire "che si fa uno" in Ge'ez, lingua non più parlata se non nei riti.

Per ragioni dovute alla nostra ridicola colonizzazione dell'Africa, a Roma c'è una comunità etiope da molti anni.
La loro chiesa è quella di S. Gioacchino e S. Anna ai Monti, si trova proprio davanti alla fermata Cavour della metro B, però loro la chiamano Santa Maria del Monte Sion.
Per la cronaca Gioacchino e Anna sono i genitori di Maria.

09 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (7)

Santa Maria in Cosmedin, chiesa melchita a Roma
Mi aspetto che questa la conosciate tutti, ma se così non fosse vi presento la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, universalmente nota perché nel suo portico c'è la Bocca della verità.
Ingrandendo l'immagine potrete vedere la fila di gente in attesa di ripetere il tipico gesto da turista idiota.

La parola cosmedin vuol dire all'incirca ornamento, e ha la stesa radice di cosmetico.
È antichissima, costruita nel VII secolo insieme ad altre strutture della zona legate alla comunità greco-bizantina che all'epoca governava Roma.
Meriterebbe da sola un viaggio, per i famosi pavimenti cosmateschi (appunto) e le strutture medievali praticamente intatte.
Ci sono dentro perfino le colonne dell'annona, i mercati generali dei romani.

Quello che pochi sanno è che Santa Maria in Cosmedin è una chiesa melchita.
I melchiti sono tecnicamente dei cattolici, cioè riconoscono la supremazia del vescovo di Roma, ma hanno un rito, cioè la messa, differente.
I riti orientali sono uno scatafascio, e molti di questi sono rappresentati in varie chiese della capitale che fungono anche da chiese nazionali, come ad esempio i Maroniti per il Libano o i Copti cattolici per l'Egitto.

Questi riti sono il poco che resta del cristianesimo d'oriente, ormai estremamente minoritario in paesi quasi del tutto musulmani.
In Italia, a parte le chiese di rappresentanza a Roma, vengono praticati dalle comunità arbëreshë del sud.
La comunità melchita più grande oggi si trova addirittura in Brasile.

08 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (6)

Chiesa Avventista a Roma
Gli avventisti del 7° giorno sono un'altra delle correnti protestanti di importazione americana.
Come dice il nome, alla base del loro credo c'è la prossimità del nuovo avvento, che detto in modo meno religioso vuol dire la fine del mondo.

Neanche loro hanno una chiesa più rilevante delle altre, e anche in questo caso ho scelto quella che corrisponde alla sede della loro associazione, proprio a fianco al ponte della metro A.
Rispetto ad altri protestanti sono più uniti, e hanno una conferenza mondiale che si occupa delle questioni di dottrina.

Gli avventisti sono presenti in Italia dall'800, e sono stati tra le prime fedi diverse dalla cattolica ad avere pieno riconoscimento.
Quando esisteva la leva avevano il diritto all'obiezione perché non possono portare armi, e ovviamente partecipano alla ripartizione dell'otto per mille.

(Claudio, questa l'ho fatta in bici)

07 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (5)

Chiesa Battista a Roma
Fossimo nel sud degli Stati Uniti, questo sarebbe il più comune dei luoghi di culto, e il presidente della federazione apparterrebbe a questa chiesa.
Ma siamo a piazza San Lorenzo in Lucina, centro Italia, in un bellissimo angolo romano trasformato negli ultimi anni in un bar a cielo aperto.

I battisti, che dalle mie parti sono tantissimi, sono una denominazione che unisce vari gruppi di tradizione riformata o anabattista, non sempre d'accordo tra loro su tutto, ma in Italia sono abbastanza organizzati.

Come molte tradizioni protestanti, i battisti non hanno un luogo di culto principale, ho scelto questa perché nello stesso palazzo c'è anche la sede della loro organizzazione italiana.
E perché con Vuitton vicino non si potrebbero unire meglio il sacro e il profano.

04 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (4)

Saint Andrew - Chiesa di Scozia (Scottish Church) a Roma
Sulla porta c'è scritto "nec tamen consumebatur", cioè "non si consuma", ovvio riferimento al cespuglio che brucia eternamente citato nell'Esodo, quello dove Mosè riceve l'incarico di portare gli ebrei alla terra promessa, anzi, a essere precisi glielo dice proprio là che quella era la terra promessa.

È il motto della Chiesa di Scozia, detta amichevolmente The Kirk, chiesa nazionale ma non di stato, semplicemente perché lo stato scozzese non esiste.
Il sovrano britannico, che è il capo della chiesa inglese, quando è in Scozia è un semplice fedele della Kirk.
È presbiteriana, che vuol dire che è guidata da una sorta di consiglio degli anziani, e sul piano dottrinale prende molto dal calvinismo.
John Knox, il fondatore, aveva conosciuto Calvino a Ginevra.

La chiesa si trova in un palazzetto di via XX settembre, di proprietà della chiesa stessa, parzialmente affittato all'antistante Ministero della Difesa.
Non stranamente è intitolata a Sant'Andrea, qui noto come protettore dei passaggi a livello.

03 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (3)

Chiesa Metodista a Roma
I metodisti prendono forma per l'opera dei fratelli Wesley nel '700, e in area anglofona hanno talvolta il nome di Wesleyans.
Originariamente un movimento della chiesa anglicana, si sono poi scissi diverse volte su varie questioni, e tra metodisti inglesi e americani.

La loro chiesa si trova in via XX settembre, in un palazzo costruito apposta a fine '800, nell'area spianata dal neonato stato italiano per costruire il nuovo Ministero della Difesa.
È stata progettata da Rodolfo Buti e Carlo Busiri Vici, architetti molto attivi nella Roma dell'epoca.

Sulla porta d'ingresso, se ingrandite l'immagine, vedrete delle scritte in ideogrammi orientali.
La diffusione delle chiese protestanti in oriente era una cosa che ignoravo completamente, ma qui a Roma, tolta qualche manciata di anglosassoni residenti, cinesi, coreani e altro levante assortito costituiscono spesso la maggioranza dei fedeli.

02 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (2)

Chiesa Berea a Roma
La chiesa Berea si è formata a Roma negli anni '60, e prende il nome da una città greca nominata nella Bibbia, città dove le parole dell'apostolo Paolo sarebbero state confrontate dagli ebrei locali con le scritture per accertarne la veridicità, a differenza degli ebrei di Tessalonica che invece erano dei sobillatori.
Berea esiste realmente, ma si chiama Veria (Βέροια), ed è vicino a Salonicco, che è Tessalonica.

È una chiesa anabattista, cioè crede che il battesimo possa essere dato solo a chi è in grado di chiederlo, la parola infatti significa ribattezzato.
L'anabattista più noto è Thomas Müntzer, quello della rivolta dei contadini in Germania, e anabattisti erano quelli della ribellione di Münster.
Lo sono anche gli Amish, quella setta che vive come se fossimo nell'ottocento, e che agli americani spesso piace schiaffare nei film hollywoodiani.

Se qualcuno leggendo ha ritrovato alcuni eventi e nomi citati in un certo romanzo, sì, sono proprio quelli di cui parla Q di Luther Blissett, irresistibile molla per cui sono andato a cercare questa chiesa in quel del Tuscolano a cavallo del destriero blu, che vedete parzialmente sulla sinistra, parcheggiato in modo ignobile.

01 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (1)

Gurdwara (ਗੁਰਦੁਆਰਾ) a Roma
Il Sikhismo è una religione recente, nata nel XV secolo dall'insegnamento di alcuni guru, e strettamente legata al popolo e alla cultura dello stato indiano del Punjab.

La stragrande maggioranza dei sikh, parola che significa discepolo, vive in India, dove sono una piccola minoranza però molto potente, per esempio l'attuale primo ministro indiano è sikh, e chi ha la mia età ricorderà la distruzione del loro tempio di Amritsar da parte dell'esercito, a cui seguì l'attentato che costò la vita a Indira Gandhi.

L'emigrazione dal subcontinente indiano ha contribuito a creare diverse comunità all'estero negli ultimi anni, e anche in Italia sono in crescita, tanto che da un po' riescono a organizzare il Vaisakhi (ਵਸਾਖੀ, scritto in gurmukhi, i sikh hanno un loro alfabeto per scrivere la lingua Punjabi), che è la festa di primavera, dove portano in giro lo Sri Guru Granth Sahib (ਗੁਰੂ ਗ੍ਰੰਥ ਸਾਹਿਬ), un libro considerato un guru vivente.

Il loro templi, molto semplici, si chiamano gurdwara (ਗੁਰਦੁਆਰਾ), e questo è quello di Roma, ad Aranova, nel territorio comunale di Fiumicino, vicino alla rotatoria di Fregene.
Praticamente facevo prima ad arrivare in Punjab.