21 luglio 2008

Er giro de 'e sette chiese (14)

Sinagoga a Roma
Gli ebrei sono a Roma da un sacco di tempo, talmente tanto che non si sa neanche bene, ma sicuramente Giulio Cesare li conosceva.
Un bel po' ne arrivò quando Tito, che non era ancora imperatore, represse alla maniera dei Romani la loro rivolta; in pratica emigrarono nella città che aveva appena raso al suolo (letteralmente) il loro paese, ad ammirare l'arco che celebrava la distruzione del loro tempio.

Non è strano che una così lunga presenza abbia influito in modo determinante sulla cultura della città, perfino nei modi di dire (uno per tutti: "regge er moccolo"), ma il contributo più importante degli ebrei a Roma, quello che avrebbe cambiato per sempre la storia della capitale, è indubbiamente il carciofo fritto.

La sinagoga, o Tempio Maggiore, è stata costruita nel 1904 su progetto di Osvaldo Armanni e Vincenzo Costa.
Occupa un pezzo di quello che fu il ghetto, il quartiere murato dove il simpaticissimo papa Pio IV Carafa decise di rinchiudere gli ebrei perché il loro gironzolare per l'Urbe era "assurdo e sconveniente".
(Sì, è il padrone di Q, quel libro rispunta sempre fuori).

Come tutto quello che ha a che fare con lo stato di Israele, che sia la filiale della El Al o l'ospedale israelitico, la sinagoga è perennemente presidiata dalle forze dell'ordine.
Un po' perché sono pigro, un po' perché quando la aprono durante la notte bianca la fila arriva a Testaccio, alla fine non ci ho mai messo piede.

1 commento:

  1. non c'entra nulla col post ma concordo con te sui VU
    Mo Tucker non è mai stata la voce femminile dei velvet!!!

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