22 dicembre 2009

Corridoi

Qualche tempo fa c'è stato un evento politico con qualche strascico polemico, strascico che in Italia non sarebbe una gran notizia dato che non ce ne mancano, ma in questo caso la vicenda non era del tutto italiana.
Parlo della nomina dell'alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la sicurezza comune, detto anche Mister PESC, che è un po' meno noioso del nome ufficiale.
Pareva dovesse essere Massimo D'Alema, o al limite David Milliband, e invece sarà la semisconosciuta Caroline Ashton.

Non perderò tempo con i dietro le quinte che avrebbero portato alla mancata nomina, e tantomeno con le dichiarazioni a casaccio dei vari politici, in particolare di Di Pietro del quale ormai si è persa memoria dell'ultima volta che abbia detto qualcosa di sensato.
Avevo scritto dell'Unione in un altro post, di cui questo è una specie di seguito, quindi si parla più che altro di Europa.

Il primo problema da affrontare quello che a me sembra un errore storico di percezione, e cioè il fatto che l'Europa sia una specie di potere terzo, autonomo rispetto a quelli nazionali.
Ecco, non è così.

L'Europa è, per usare le parole di Emma Bonino, i paesi che la compongono.
Non è qualcosa che sta in cima alla scaletta comune - provincia - regione - stato.
Immagino che molti italiani, vista la miseria che talvolta capita di osservare in patria e dimenticandosi che l'esterofilia è sempre provincialismo, la preferirebbero così, ma purtroppo per loro si sbagliano.
Eleggiamo sì un parlamento, ma non ha quasi nulla del potere e dei compiti di quelli nazionali.

Il vero potere nell'Unione è quello dei singoli governi, esercitato attraverso il Consiglio Europeo.
Un piccolo esempio per essere più chiari: sapete tutti che per entrare nell'area Euro bisogna rispettare certi indicatori economici nazionali come debito pubblico, inflazione e altri.
Una volta ammessi gli indicatori devono essere ovviamente mantenuti, pena l'applicazione di multe.
Chi decide se un paese va multato? L'ECOFIN. L'ECOFIN è l'assemblea dei ministri delle finanze dei paesi dell'Unione.

La decisione viene quindi presa da un organismo che tecnicamente non viene eletto da nessuno, formato da gente che viene continuamente sostituita, in caso di elezioni o rimpasti, e che soprattutto prende una decisone politica, altrimenti potrebbero metterci tranquillamente un foglio excel a fare le stesse cose, e il foglio excel ci direbbe oggi che la Grecia dovrebbe essere multata, e invece non lo sarà.
L'Unione Europea concreta, quella che prende le decisoni che contano, non è quindi un'istituzione, ma piuttosto la somma delle singole istituzioni statali.

Veniamo alla PESC, e soprattutto a capire cosa significa questo curioso acronimo.
La PESC è la politica estera e di sicurezza comune, e non è un'invenzione di oggi, ma era già nel trattato di Maastricht, quello che in pratica definisce l'Unione come la conosciamo e viviamo oggi.
Senza inventare nulla, prendo il pezzetto del trattato di Lisbona:
"The Union shall have competence, in accordance with the provisions of the Treaty on European Union, to define and implement a common foreign and security policy, including the progressive framing of a common defence policy."

Il trattato di Lisbona è un bel casino.
Vi starete immaginando un pregevole volume rilegato in pelle con scritte dorate, ma sareste fuori strada, perché è invece scritto come serie di emendamenti ai trattati preesistenti, che non sono neanche pochi, rendendolo di lettura non proprio agevole.
Se non siete studenti di Scienze Politiche con un bel po' di tempo da perdere vi dovete fidare, e se vi fidate vi spiego perché io alla PESC non ci credo.
(per gli interessati comunque il trattato è qui, così vi risparmiate di passare per il sito della non esattamente graziosa commissaria Ashton)

La frase in inglese riportata sopra mette in chiaro un concetto chiave, la politica estera e di sicurezza implica per definizione la difesa, quindi forze armate, controspionaggio, ricerca militare, caserme.
Basterebbe già questo per tagliare le gambe ai sogni, dato che tutto questo a livello europeo non esiste neanche in embrione.
Ma non è solo questo.

Nell'attuale Unione ci sono paesi che fanno parte della NATO e paesi che non ne fanno parte, paesi che hanno basi straniere sul loro territorio, generalmente americane, e paesi che non ne hanno.
I paesi ex colonialisti hanno ancora rapporti privilegiati con le ex colonie, quelli che confinano con qualche stato importante ma non dell'Unione devono comunque fare i conti con l'ingombrante vicino.
È perfino superfluo ricordare che nelle crisi recenti più rilevanti l'Europa è andata allegramente in ordine sparso, come nel caso dell'invasione americana in Iraq o peggio ancora nella serie di guerre nella ex Iugoslavia.

Ora, la California e l'Arizona possono avere leggi diversissime, ma la loro politica estera è una soltanto, e lo stesso vale per il Molise e la Lombardia, malgrado Formigoni.
Cercando di essere ancora più astratti, una politica estera è una delle condizioni necessarie, anche se non sufficienti, affinché una comunità possa chiamarsi stato, o per dirla logicamente meglio non può esistere una cosa chiamata stato che non abbia una sola politica estera e una sola difesa (e una sola moneta, ma quella più o meno già c'è).

Se la Latveria, ipotetico membro dell'Unione, avesse degli importanti contratti di fornitura di gas con la Symkaria, e quest'ultima fosse sconvolta da un'improvvisa guerra civile che li mettese a rischio, come dovrebbe regolarsi Mister PESC?
Sarebbe sufficente l'esperienza di un ministro degli esteri e magari pure presidente del consiglio per far trovare una sintesi decente agli 26 governi?

Anzi, volendo fare un po' di fantapolitca e dietrologia, potremmo addirittura pensare che un politico comunque di rango come D'Alema non avrebbe voluto sedersi su una poltrona di grande prestigio ma vuota, con un potere perfino inferiore a quello di Viviane Reding, la (sempre sia lodata) commissaria che ha imposto il tetto al costo degli SMS in tutta l'Unione.
Sappiamo che non è andata così, sappiamo che le nomine sono il risultato di veti, ancora una volta, dei singoli governi, su questo o quell'altro nome.
Io comunque al posto suo ci avrei pensato due volte.

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